sabato 14 giugno 2008

Una cordata italiana per il Flatiron building



La nuova Mecca del mattone è New York. È New York la grande meta degli investimenti immobiliari.


Tanto per gli arabi, quanto per gli italiani. A dominare la scena newyorkese in questi giorni è infatti l’italiana Sorgente Sgr, che con una doppia operazione di cessione e acquisto è balzata al centro delle cronache del più importante mercato immobiliare del mondo (nella foto il Flatiron building, all'incrocio tra la Broadway e la Fifth avenue).
La società romana guidata da Valter Mainetti sta trattando per acquistare per una cifra pari a 63 milioni di dollari il 35% del Flatiron building, l’immobile situato tra la Fifth Avenue e Broadway che rappresenta un simbolo dell’architettura di New York dei primi del ’900, per portare così al 52% (quota di controllo) la partecipazione detenuta nel celebre stabile. A vendere è Newmark Knight Frank, broker immobiliare a capitale familiare - raccolto attorno alla figura di Jeffrey Gural - che detiene il 56% della proprietà. La transazione valuta quindi il Flatiron 180 milioni di dollari. E il futuro? Sia Sorgente sia Gural hanno fatto trapelare di non escludere la riconversione dell’edificio, che fa concorrenza all’Empire State building come emblema di New York, in hotel. «Il valore degli investimenti immobiliari nella città americana da parte di Sorgente, una volta definito l’acquisto, arriverebbe a 359 milioni di dollari circa - commenta Valter Mainetti al Sole 24 Ore - su un patrimonio complessivo detenuto nel mattone a livello di gruppo pari a 1.381 milioni di euro (circa 2 miliardi di dollari)». Ma Sorgente starebbe anche valutando un’offerta per vendere un altro gioiello: il Chrysler building (nella foto a fianco). La società italiana aveva acquistato infatti nel novembre 2005 il 27,70% della Provictor, joint venture tra Prudential e Tishman Speyer che tuttora controlla il 75% del grattacielo. Il valore dell’investimento è stato a suo tempo di 103 milioni di dollari. Il rimanente 25% appartiene tuttora a Tishman Speyer, che non commenta l’indiscrezione. La trattativa in corso prevederebbe la vendita di una percentuale della quota di Provictor e ha come controparte Abu Dhabi investment council, la branche che si occupa degli investimenti del Governo dell’emirato. La transazione si basa su una valutazione del celebre grattacielo di 800 milioni di dollari, che valorizza quindi in 220 milioni di dollari la partecipazione italiana. Ma chi è Mainetti? Azionista di maggioranza del gruppo immobiliare appartiene a una famiglia che ha iniziato nei primi anni del secolo scorso a occuparsi di immobiliare.Mainetti è affiancato nell’impresa - di cui possiede il 52% del capitale - dall’imprenditore Paolo Emilio Nistri (che ne detiene il 10%), presidente della holding del gruppo Sorgente e membro del Consiglio di amministrazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Roma. Mainetti non vuole però rendere noti i nomi degli altri azionisti della società - tra cui figura l’Istituto centrale delle banche popolari -, tenendo a sottolineare che si tratta di fiduciarie dalle quali intende in futuro rilevare quota del capitale.Intanto a New York la famiglia Mainetti sta ristrutturando anche un immobile a Soho (acquistato a 6.500 dollari al mq) che risale al 1873 per realizzare una serie di loft di pregio. Si tratta dell’edificio "Giglio di Greene Street", in quello che fu il pieno ghetto degli emigranti italiani di inizio novecento descritto dalla scrittrice Melania Mazzucco nel romanzo "Vita".Altri acquisti "celebri"? A due passi dall’Empire State Building, la Bizzi & Partners Development di Davide Bizzi ha iniziato i lavori di costruzione all’indirizzo 400 Fifth Avenue, un complesso di 60 piani che richiede un investimento da 670 milioni di dollari. Sempre nella Grande Mela ha fatto shopping Luigi Zunino spendendo 375 milioni di dollari per lo stabile l’immobile di Madison avenue sede dei magazzini Barneys. Ma l’imprenditore piemontese prima aveva già accumulato un patrimonio da un miliardo di euro a Parigi. Shopping all’estero anche per Giuseppe Statuto, che ha fatto acquisti a Londra e New York, e per società come Redilco che a Parigi ha due stabili, di cui un hotel, e ha realizzato uno sviluppo immobiliare in avenue Montaigne, a due passi dall’hotel George V, insieme a soci del calibro della famiglia De Benedetti e Marcora.Alla luce di quanto detto, è chiaro che gli italiani, grazie soprattutto alla forza dell’euro, sono entrati tra i grandi protagonisti del mercato immobiliare internazionale. Sono soprattutto i gruppi immobiliari, in maniera diretta o attraverso joint venture e i fondi immobiliari chiusi, che hanno scelto di andare a cercare occasioni fuori dai confini nazionali. E New York, crocevia del turismo e della finanza internazionale, è una delle mete principali: proprio gli investimenti europei, arabi e asiatici, hanno protetto finora la Grande Mela dalla pesante crisi del mattone che ha investito gli Stati Uniti. Ma i privati e i gruppi italiani del real estate non guardano solo agli Stati Uniti. Secondo Scenari Immobiliari nel 2007 sono stati acquistati da privati 26.100 immobili residenziali oltre frontiera (22.400 quelli comperati nel 2006). Massimo storico dal 1991. Il 20% degli acquisti si è proprio diretto oltre l’Atlantico, ma molti hanno preferito invece Dubai, le coste della Croazia e i Paesi dell’Est Europa.

giovedì 5 giugno 2008

L'uomo ragno scala il New York Times


Nuova impresa di Alain Robert, che si è arrampicato lungo le pareti della sede del quotidiano. Poi l'arresto

NEW YORK - Stavolta ha scelto la sede del New York Times: Alain Robert, l'uomo che scala palazzi come se fosse l'Uomo Ragno, ha portato a termine la sua nuova impresa, arrampicandosi sull'edificio del celebre quotidiano americano (guarda il video) disegnato da Renzo Piano. Una scalata a mani nude e senza alcuna protezione. AMBIENTALISTA - L'arrampicatore francese, che nella sua carriera ha affrontato il Golden Gate Bridge e la Tour Eiffel, ha organizzato la sua "scalata" in occasione del "World Environment Day". Robert aveva infatti avvisato i giornalisti di voler «richiamare l'attenzione sul riscaldamento globale dal momento che questo è uno dei maggiori problemi del nostro tempo». Una volta raggiunta la cima, ha salutato sollevando entrambe le braccia la folla di spettatori ai suoi piedi, ma è stato subito arrestato dalla polizia che lo attendeva sulla vetta del palazzo. Aggrappandosi alle parti in lattice della facciata, ha scalato la parete senza protezioni, con solo gesso nelle mani e delle scarpe da climbing. All'altezza del decimo piano, Robert ha posizionato uno striscione con la scritta: «Il riscaldamento globale uccide ogni settimana più persone dell'11 settembre».

venerdì 23 maggio 2008

Il ponte di Brooklyn compie 125 anni


Clicca sull'immagine
E' festa grande a New York per i 125 anni del ponte di Brooklyn, uno dei simboli della «grande mela». Per celebrare questo speciale anniversario, le autorità cittadine hanno programmato un ricco programma di eventi. Tra le tante iniziative, anche una nuovissima illuminazione delle campate, grandi concerti e spettacoli pirotecnici. FOTO

sabato 10 maggio 2008

Carburante ecologico fatto in casa

Costa 10 mila dollari, ma potrebbe valere la spesa

In vendita la prima macchina per produrre l'etanolo in casa attraverso la fermentazione dello zucchero
Un distributore di etanolo (http://people.moreheadstate.edu/)
NEW YORK - Dagli Stati Uniti un dispositivo che permette di produrre carburante ecologico fai da te in modo semplice ed economico. Si chiama MicroFueler e altro non è che un piccolo impianto portatile in grado di trasformare lieviti e zucchero in etanolo da utilizzare per l'alimentazione delle automobili.

IL DISPOSITIVO - L'apparecchio - nell'aspetto simile a una piccola pompa di benzina - è venduto da E-Fuel Corp al prezzo di 10 mila dollari. Certo non sarà alla portata di tutti, ma l'azienda produttrice assicura che l'investimento iniziale viene ripagato in breve tempo, poiché un litro di etanolo ottenuto tramite il MicroFueler dalla fermentazione dello zucchero costa meno di 15 centesimi di euro. Così, per esempio, al prezzo attuale della benzina, una famiglia dotata di due automobili che percorrono un totale di circa 55 mila chilometri all'anno ammortizzerebbe il costo in meno di due anni. Da lì in avanti sarebbe tutto risparmio. Senza contare la comodità di avere in casa il proprio distributore: occorre solo collegarlo alla rete elettrica e all'impianto idraulico domestico, dopodiché il rifornimento avviene esattamente come dal benzinaio, tramite la pompa, direttamente nel serbatoio dell'auto.

ETANOLO PURO - Il distillatore è in grado di produrre fino a 132 litri di carburante a settimana, ma la particolarità che distingue il dispositivo di E-Fuel dagli impianti già sperimentati in passato è il fatto che in questo caso l'etanolo è puro al 100 per cento, poiché gli speciali filtri di cui è dotato l'apparecchio sono in grado di rimuovere completamente l'acqua. Mentre solitamente è necessaria una ulteriore fase di distillazione per l'eliminazione dell'acqua, ovviamente con costi aggiuntivi. Il MicroFueler sarà presto prodotto in Cina, Stati Uniti e Inghilterra, e il produttore ha già annunciato di avere in programma una versione per uso commerciale che sfrutti anche altre materie prime.

sabato 1 marzo 2008

La tragedia delle Torri Gemelle

L'11 SETTEMBRE RITORNA (Nella pubblicità)

Ma per molti blog americani gli spot 11/09 sono di cattivo gusto

NEW YORK - Per i pubblicitari nulla è sacro, nemmeno l'11 settembre. Dopo aver debuttato al cinema lo scorso anno, ora la tragedia delle Twin Towers arriva anche in forma di messaggio promozionale. Già perchè le torri gemelle di New York sembra che si prestino benissimo per campagne che vogliono scioccare e creare attenzione.



Clicca sull'immagine


POLEMICHE - Ma gli americani sono pronti lo "spot 11-09" nei giornali e sui cartelloni pubblicitari? Per molti blog influenti negli Stati Uniti sono semplicemente di cattivo gusto. La Ash (Action on Smoking and Health), la più importante organizzazione Usa per la lotta contro il fumo ha pensato bene di mettere su sfondo azzurro due sigarette che bruciano. Il richiamo all'attacco terroristico al World Trade Center è reso ancora più evidente dallo slogan: «Il terrorismo ha causato 11.337 morti dal 2001. I morti a causa del fumo sono stati 30.000.000 dal 2001». La campagna di Ashè stata tuttavia preceduta da quella pubblicata negli Emirati Arabi dal giornale in lingua inglese "The Khaleej Times" con lo stesso soggetto, come riporta il blog "copyranter".

IN TUTTO IL MONDO - Per l'organizzazione ambientalista francese "Défi pour la Terre" (sfida per la Terra) i grattacieli distrutti, in questo caso, sono alberi che vengono abbattuti. Il claim recita: "Per la natura, ogni giorno è l'11/09". «E' una pubblicità priva di tatto. Ma poi è veramente efficace», si chiede "Gawker". "Solidarités", invece, un'organizzazione francese che opera nelle emergenze umanitarie, ha promosso una campagna internazionale ed una petizione per il diritto all'accesso dell'acqua rappresentando sui manifesti un semplice calcolo matematico: il Titanic più gli attacchi aerei al WTC moltiplicati per 2000 equivale al numero di persone che muoiono ogni anno per la mancanza di acqua, ovvero 8 milioni.

OFFENSIVA - C'è poi quella del maggiore quotidiano spagnolo "El Paìs" che fa uso della nota foto panoramica di una New York City in fiamme e del giornale "The Cape Times" che propone una Manhattan idilliaca, riferita però al giorno prima della tragedia: «Lunedì 10 settembre 2001. Il mondo può cambiare in un giorno. Non perdetevi l'edizione quotidiana di Cape Times», è lo slogan scelto. Tre anni fa una pubblicità di MTV che voleva portare all'attenzione i problemi di Aids, fame e bambini, con lo sfondo le Torri Gemelle attaccate e un bambino seduto in disparte che gioca col suo videogame, apparentemente disinteressato da ciò che sta accadendo, fu ritirata dalle autorità governative perchè ritenuta «potenzialmente offensiva».

sabato 9 febbraio 2008

Dollaro nei guai, a NY l'euro è trendy




Solo Panama ed Ecuador lo usano ancora come moneta ufficiale

Biglietto verde sempre più in difficoltà, i negozianti Usa accettano valuta straniera. A pochi isolati di distanza da Wall Street, capitale nevralgica del capitalismo americano, l'antiquario Billy's Antiques Props è stato costretto dall'alto numero di turisti europei che affollano il suo negozio ad accettare euro. «Non mi preoccupo neanche di andarli a cambiare — spiega il proprietario Bill LeRoy —. Li tengo per quando vado a Parigi».
Poco più a nord, al 138 della Prima Avenue, il proprietario della bottiglieria East Village Wines, Robert Chu, ha esposto in vetrina una lavagnetta dove aggiorna quotidianamente il cambio dollaro- euro del giorno. «I soldi sono soldi e siamo felicissimi di accettare gli euro — spiega Chu —. Poi andiamo a cambiarli alla banca, con un cambio peraltro sempre a noi favorevole ». Fuori dal suo negozio di liquori, reporter e troupe tv accorrono a frotte. Strano, visto che negli ultimi mesi quegli stessi cartelli — «Euros accepted», si accettano euro — stanno spuntando come funghi in tante altre vetrine della Grande Mela, dall'Upper West Side a Soho, talvolta in formato multilingue: italiano, francese, spagnolo. In alcuni casi con la formula «Euros only», solo euro, per differenziarsi dagli esercizi che accettano anche sterline inglesi e dollari canadesi.
L'ondata di turisti europei che si è rovesciata su Manhattan non basta a spiegare il fenomeno. È l'umiliante segnale del tracollo del dollaro, secondo gli addetti ai lavori, storicamente considerato il re incontrastato delle valute, dall'Est comunista alle retrobotteghe dei narcotrafficanti, ma che nell'ultimo anno ha perso oltre il 9 per cento rispetto all'euro, il 10 per cento sulla rupia, 12 per cento contro il peso cileno.La deriva, psicologica e culturale, del biglietto verde è tale che oggi alcuni tour operator hanno incontrato resistenze per il dollaro persino in parti remote e poverissime del Vietnam e del Perù dove prima la valuta Usa era venerata. «Un tempo la banconota da cento dollari era universale, da Mosca al Mozambico — ha detto al New York Times Peter Rudy, direttore dell'agenzia di viaggi avventurosi KE Adventure Travel —. Oggi non è più cosi».
Anche nel resto del mondo chi cerca di pagare in dollari resta deluso. In India il Taj Mahal ha smesso di accettare i biglietti verdi dopo che il ministero della Cultura ha imposto il pagamento in rupie a tutti i monumenti nazionali. Per visitare il Taj Mahal i turisti americani oggi debbono sborsare 750 rupie, cioè 19 dollari (con la svalutazione del dollaro), invece dei 15 di un tempo. L'immagine del dollaro valuta dei poveracci è stata rafforzata da Gisele, la modella più pagata del mondo, 33 milioni di dollari di guadagni solo nel 2006 secondo la rivista Forbes, che si rifiuta di ricevere compensi nella valuta statunitense, perché considerata «troppo debole e inaffidabile». Persino un rapper come Jay Z oggi snobba la patria valuta: per il film American Gangster ha realizzato un videoclip che lo mostra in giro per le strade di Manhattan mentre sfoglia mazzette non di dollari ma di biglietti da 500 euro.

«I ruoli si sono invertiti», spiega il New York Times, ricordando che le uniche valute rimaste più o meno in parità con il dollaro, negli ultimi 12 mesi, sono il peso messicano e quello argentino. Gli ultimi Stati che usano ancora il dollaro come valuta ufficiale sono Panama e Ecuador. In tutti gli altri Paesi dell'America Latina persino il Bolivar venezuelano dell'odiato Hugo Chávez arriva più lontano.