Tanto per gli arabi, quanto per gli italiani. A dominare la scena newyorkese in questi giorni è infatti l’italiana Sorgente Sgr, che con una doppia operazione di cessione e acquisto è balzata al centro delle cronache del più importante mercato immobiliare del mondo (nella foto il Flatiron building, all'incrocio tra la Broadway e la Fifth avenue).
La società romana guidata da Valter Mainetti sta trattando per acquistare per una cifra pari a 63 milioni di dollari il 35% del Flatiron building, l’immobile situato tra la Fifth Avenue e Broadway che rappresenta un simbolo dell’architettura di New York dei primi del ’900, per portare così al 52% (quota di controllo) la partecipazione detenuta nel celebre stabile. A vendere è Newmark Knight Frank, broker immobiliare a capitale familiare - raccolto attorno alla figura di Jeffrey Gural - che detiene il 56% della proprietà. La transazione valuta quindi il Flatiron 180 milioni di dollari. E il futuro? Sia Sorgente sia Gural hanno fatto trapelare di non escludere la riconversione dell’edificio, che fa concorrenza all’Empire State building come emblema di New York, in hotel. «Il valore degli investimenti immobiliari nella città americana da parte di Sorgente, una volta definito l’acquisto, arriverebbe a 359 milioni di dollari circa - commenta Valter Mainetti al Sole 24 Ore - su un patrimonio complessivo detenuto nel mattone a livello di gruppo pari a 1.381 milioni di euro (circa 2 miliardi di dollari)». Ma Sorgente starebbe anche valutando un’offerta per vendere un altro gioiello: il Chrysler building (nella foto a fianco). La società italiana aveva acquistato infatti nel novembre 2005 il 27,70% della Provictor, joint venture tra Prudential e Tishman Speyer che tuttora controlla il 75% del grattacielo. Il valore dell’investimento è stato a suo tempo di 103 milioni di dollari. Il rimanente 25% appartiene tuttora a Tishman Speyer, che non commenta l’indiscrezione. La trattativa in corso prevederebbe la vendita di una percentuale della quota di Provictor e ha come controparte Abu Dhabi investment council, la branche che si occupa degli investimenti del Governo dell’emirato. La transazione si basa su una valutazione del celebre grattacielo di 800 milioni di dollari, che valorizza quindi in 220 milioni di dollari la partecipazione italiana. Ma chi è Mainetti? Azionista di maggioranza del gruppo immobiliare appartiene a una famiglia che ha iniziato nei primi anni del secolo scorso a occuparsi di immobiliare.Mainetti è affiancato nell’impresa - di cui possiede il 52% del capitale - dall’imprenditore Paolo Emilio Nistri (che ne detiene il 10%), presidente della holding del gruppo Sorgente e membro del Consiglio di amministrazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Roma. Mainetti non vuole però rendere noti i nomi degli altri azionisti della società - tra cui figura l’Istituto centrale delle banche popolari -, tenendo a sottolineare che si tratta di fiduciarie dalle quali intende in futuro rilevare quota del capitale.Intanto a New York la famiglia Mainetti sta ristrutturando anche un immobile a Soho (acquistato a 6.500 dollari al mq) che risale al 1873 per realizzare una serie di loft di pregio. Si tratta dell’edificio "Giglio di Greene Street", in quello che fu il pieno ghetto degli emigranti italiani di inizio novecento descritto dalla scrittrice Melania Mazzucco nel romanzo "Vita".Altri acquisti "celebri"? A due passi dall’Empire State Building, la Bizzi & Partners Development di Davide Bizzi ha iniziato i lavori di costruzione all’indirizzo 400 Fifth Avenue, un complesso di 60 piani che richiede un investimento da 670 milioni di dollari. Sempre nella Grande Mela ha fatto shopping Luigi Zunino spendendo 375 milioni di dollari per lo stabile l’immobile di Madison avenue sede dei magazzini Barneys. Ma l’imprenditore piemontese prima aveva già accumulato un patrimonio da un miliardo di euro a Parigi. Shopping all’estero anche per Giuseppe Statuto, che ha fatto acquisti a Londra e New York, e per società come Redilco che a Parigi ha due stabili, di cui un hotel, e ha realizzato uno sviluppo immobiliare in avenue Montaigne, a due passi dall’hotel George V, insieme a soci del calibro della famiglia De Benedetti e Marcora.Alla luce di quanto detto, è chiaro che gli italiani, grazie soprattutto alla forza dell’euro, sono entrati tra i grandi protagonisti del mercato immobiliare internazionale. Sono soprattutto i gruppi immobiliari, in maniera diretta o attraverso joint venture e i fondi immobiliari chiusi, che hanno scelto di andare a cercare occasioni fuori dai confini nazionali. E New York, crocevia del turismo e della finanza internazionale, è una delle mete principali: proprio gli investimenti europei, arabi e asiatici, hanno protetto finora la Grande Mela dalla pesante crisi del mattone che ha investito gli Stati Uniti. Ma i privati e i gruppi italiani del real estate non guardano solo agli Stati Uniti. Secondo Scenari Immobiliari nel 2007 sono stati acquistati da privati 26.100 immobili residenziali oltre frontiera (22.400 quelli comperati nel 2006). Massimo storico dal 1991. Il 20% degli acquisti si è proprio diretto oltre l’Atlantico, ma molti hanno preferito invece Dubai, le coste della Croazia e i Paesi dell’Est Europa.
La società romana guidata da Valter Mainetti sta trattando per acquistare per una cifra pari a 63 milioni di dollari il 35% del Flatiron building, l’immobile situato tra la Fifth Avenue e Broadway che rappresenta un simbolo dell’architettura di New York dei primi del ’900, per portare così al 52% (quota di controllo) la partecipazione detenuta nel celebre stabile. A vendere è Newmark Knight Frank, broker immobiliare a capitale familiare - raccolto attorno alla figura di Jeffrey Gural - che detiene il 56% della proprietà. La transazione valuta quindi il Flatiron 180 milioni di dollari. E il futuro? Sia Sorgente sia Gural hanno fatto trapelare di non escludere la riconversione dell’edificio, che fa concorrenza all’Empire State building come emblema di New York, in hotel. «Il valore degli investimenti immobiliari nella città americana da parte di Sorgente, una volta definito l’acquisto, arriverebbe a 359 milioni di dollari circa - commenta Valter Mainetti al Sole 24 Ore - su un patrimonio complessivo detenuto nel mattone a livello di gruppo pari a 1.381 milioni di euro (circa 2 miliardi di dollari)». Ma Sorgente starebbe anche valutando un’offerta per vendere un altro gioiello: il Chrysler building (nella foto a fianco). La società italiana aveva acquistato infatti nel novembre 2005 il 27,70% della Provictor, joint venture tra Prudential e Tishman Speyer che tuttora controlla il 75% del grattacielo. Il valore dell’investimento è stato a suo tempo di 103 milioni di dollari. Il rimanente 25% appartiene tuttora a Tishman Speyer, che non commenta l’indiscrezione. La trattativa in corso prevederebbe la vendita di una percentuale della quota di Provictor e ha come controparte Abu Dhabi investment council, la branche che si occupa degli investimenti del Governo dell’emirato. La transazione si basa su una valutazione del celebre grattacielo di 800 milioni di dollari, che valorizza quindi in 220 milioni di dollari la partecipazione italiana. Ma chi è Mainetti? Azionista di maggioranza del gruppo immobiliare appartiene a una famiglia che ha iniziato nei primi anni del secolo scorso a occuparsi di immobiliare.Mainetti è affiancato nell’impresa - di cui possiede il 52% del capitale - dall’imprenditore Paolo Emilio Nistri (che ne detiene il 10%), presidente della holding del gruppo Sorgente e membro del Consiglio di amministrazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Roma. Mainetti non vuole però rendere noti i nomi degli altri azionisti della società - tra cui figura l’Istituto centrale delle banche popolari -, tenendo a sottolineare che si tratta di fiduciarie dalle quali intende in futuro rilevare quota del capitale.Intanto a New York la famiglia Mainetti sta ristrutturando anche un immobile a Soho (acquistato a 6.500 dollari al mq) che risale al 1873 per realizzare una serie di loft di pregio. Si tratta dell’edificio "Giglio di Greene Street", in quello che fu il pieno ghetto degli emigranti italiani di inizio novecento descritto dalla scrittrice Melania Mazzucco nel romanzo "Vita".Altri acquisti "celebri"? A due passi dall’Empire State Building, la Bizzi & Partners Development di Davide Bizzi ha iniziato i lavori di costruzione all’indirizzo 400 Fifth Avenue, un complesso di 60 piani che richiede un investimento da 670 milioni di dollari. Sempre nella Grande Mela ha fatto shopping Luigi Zunino spendendo 375 milioni di dollari per lo stabile l’immobile di Madison avenue sede dei magazzini Barneys. Ma l’imprenditore piemontese prima aveva già accumulato un patrimonio da un miliardo di euro a Parigi. Shopping all’estero anche per Giuseppe Statuto, che ha fatto acquisti a Londra e New York, e per società come Redilco che a Parigi ha due stabili, di cui un hotel, e ha realizzato uno sviluppo immobiliare in avenue Montaigne, a due passi dall’hotel George V, insieme a soci del calibro della famiglia De Benedetti e Marcora.Alla luce di quanto detto, è chiaro che gli italiani, grazie soprattutto alla forza dell’euro, sono entrati tra i grandi protagonisti del mercato immobiliare internazionale. Sono soprattutto i gruppi immobiliari, in maniera diretta o attraverso joint venture e i fondi immobiliari chiusi, che hanno scelto di andare a cercare occasioni fuori dai confini nazionali. E New York, crocevia del turismo e della finanza internazionale, è una delle mete principali: proprio gli investimenti europei, arabi e asiatici, hanno protetto finora la Grande Mela dalla pesante crisi del mattone che ha investito gli Stati Uniti. Ma i privati e i gruppi italiani del real estate non guardano solo agli Stati Uniti. Secondo Scenari Immobiliari nel 2007 sono stati acquistati da privati 26.100 immobili residenziali oltre frontiera (22.400 quelli comperati nel 2006). Massimo storico dal 1991. Il 20% degli acquisti si è proprio diretto oltre l’Atlantico, ma molti hanno preferito invece Dubai, le coste della Croazia e i Paesi dell’Est Europa.
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